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Libertinismo: Filosofia e Scrittura

Curatrici: Prof.ssa Nicole Gengoux, IHRIM - ENS de Lyon,
Dott.ssa Valentina Sperotto, UniSR

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Già René Pintard nel suo studio fondamentale Le libertinage érudit dans la première moitié du XVIIe  siècle rilevava la difficoltà di distinguere tra l’espressione di un sincero fideismo e quella di un fideismo strategico, espresso per dissimulare affermazioni altrimenti rischiose. Gli autori che Pintard definisce “libertini eruditi” del XVII secolo, periodo in cui anche atei e scettici morivano, come gli altri, “ben confessati e comunicati”, erano maestri d’ipocrisia per necessità. La questione si pone anche per il pensiero del secolo seguente, il secolo della Ragione e della diffusione dei Lumi, in cui tuttavia la libertà di espressione era ancora una rivendicazione e i sistemi di censura vigenti nei diversi stati costringevano spesso i pensatori alla pubblicazione clandestina o sotto falso nome e luogo di edizione. 

Uno degli aspetti caratterizzanti le opere dei filosofi libertini è dunque la tensione tra la necessità di esprimere il proprio pensiero filosofico e quella di dissimularlo per evitare i fendenti della censura. Codici conosciuti da cerchie ristrette, sottintesi e doppi sensi, allusioni e riferimenti obliqui, fino a forme di autocensura rendono i testi dei libertini particolarmente oscuri. Nel XVII secolo il fenomeno è più marcato perché più stringente l’interdetto, nel XVIII secolo le maglie della censura e dell’autorità si fanno meno strette, gli escamotage, come la stampa delle opere all’estero, sono relativamente più facili da mettere in atto e nondimeno non tutto è concesso, specialmente in materia di religione e di politica. Meritano, dunque, di essere indagate in quest’ottica anche il ricorso all’ironia, a forme di allusione e di insinuazione. Inoltre, le scelte stilistiche, che talvolta si traducono in un vero e proprio travalicamento dei generi letterati tradizionali della filosofia, costituiscono un aspetto cruciale di un pensiero che, pur coerente, abbandona la sistematicità tipica di alcune forme della filosofia scolastica e del razionalismo moderno. 

Nonostante la necessità di leggere tra le righe di una scrittura dissimulatrice è proprio grazie ad essa che i libertini ricercarono e crearono uno spazio per far trapelare, seppure in modo indiretto e circoscritto, la propria libera messa in discussione dei dogmi della religione, le tesi materialiste e atee, forme di scetticismo, elementi di contestazione del potere politico. Obliquità e oscurità dello stile consentivano quella libertà di critica che è innanzitutto libertà di mentire al potere, forma di insubordinazione che è un elemento chiave di un pensiero filosofico capace di attivare altre forme di liberazione della comunità. 

L’erudizione che caratterizza il libertinismo, erudizione filologica e storica, ma anche medica, matematica, fisica, rende più che mai la filosofia un lavoro collettivo, anche quando essa si svolge al di fuori delle istituzioni, in cui il confronto e lo scambio costante costituiscono un elemento di sostegno al rigore delle affermazioni. Il particolare milieu cui si rivolgevano le opere dei libertini era quello dei circoli privati o dei salotti, si potrebbe dire dall’Académie des frères Dupuy alla coterie holbachique: spesso queste piccole società si radunavano intorno a una personalità importante e autorevole, ma le forme di confronto e collaborazione seguivano anche altre vie.  Lo scambio costante tra i pensatori emerge nelle corrispondenze, all’interno delle opere sia in modo discreto, sia rinviando esplicitamente le une alle altre e costituendo un’ideale biblioteca libertina.

Benché sia possibile individuare alcuni elementi caratterizzanti, probabilmente non è possibile fare del libertinismo una vera e propria corrente filosofica.  Anzi, i termini “libertino” e “libertinismo” vanno interrogati, prima ancora che definiti. I termini sono stati introdotti da Pintard, infatti, ma gli autori designati come “libertini” non si dichiarano essi stessi “libertini”. Tuttavia, i numerosi elementi comuni (critica alla religione, ricorso alle fonti filosofiche antiche, morale naturale) non potrebbero consentire l’attribuzione di una coerenza filosofica alla categoria di “libertinismo”? Per di più la comprensione di questa categoria, applicata alla prima modernità, potrebbe evolvere e, chissà, assumere, ai nostri giorni, un senso rinnovato.

 

Gli autori e le autrici possono proporre contributi volti a indagare i diversi aspetti del pensiero libertino con particolare attenzione agli elementi stilistici, con riferimento a un arco temporale che va dall’inizio del XVII alla fine del XVIII secolo, con particolare riferimento ai seguenti macro-temi:

 

  • Definizione di libertinismo filosofico: storia, definizioni, letture critiche.

  • Libertinismo come filosofia critica: limiti di espressione e problemi di interpretazione, nuove proposte esegetiche.

  • Analisi dei generi letterari, aspetti stilistici e strategie di scrittura come modi di dissimulazione ed espressione del pensiero filosofico libertino.

  • Forme di collaborazione e lavoro collettivo tra filosofi libertini: analisi delle opere e della corrispondenza, citazioni indirette e uso di testi altrui, biblioteca libertina.

 

Termine ultimo di consegna: 31 marzo 2022

 

I potenziali contributori devono inviare i loro articoli, inclusi abstract, keywords e dettagli completi sull'affiliazione al seguente indirizzo: sperottovalentina@gmail.com 

 

NOTE:  
Non è prevista alcuna tassa di pubblicazione degli articoli per i manoscritti accettati.
I manoscritti non devono essere sottoposti a revisione di altre pubblicazioni al momento della loro presentazione alla rivista.

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Libertinism: Philosophy and Writing

Editors: Prof. Nicole Gengoux, IHRIM - ENS de Lyon,
Dr. Valentina Sperotto, UniSR

 

René Pintard in his fundamental study Le libertinage érudit dans la première moitié du XVIIe  siècle already highlighted the difficulty in distinguishing between the illustration of a sincere fideism and that of a strategic fideism, expressed in order to disguise otherwise risky affirmations. The authors that Pintard defines as “erudite libertines” of the seventeenth century, a period when, like everyone else, even atheists and sceptics died “well confessed and having received Holy Communion”, were masters of hypocrisy by necessity. The same also went for the thought of the following century, the century of Reason and the Enlightenment, in which freedom of expression was still but a claim and the systems of censorship in force in the different states often forced thinkers to publish underground, or under a false name and place of publication. 

One of the aspects characterizing the works of libertine philosophers is therefore the tension between the necessity to express their philosophical thought and the need to dissimulate it to avoid the censor’s knife. Codes known by restricted circles, implicit and double meanings, allusions and indirect references, as well as forms of self-censorship make libertines’ texts particularly obscure. In the seventeenth century, the phenomenon was more marked because the prohibitions were more stringent, whereas in the eighteenth century the censor’s and authority’s net was less tight, and the manners of subterfuge, such as printing works abroad, were relatively easier to put into practice. All the same, it was not a case of everything goes, especially with regard to religion and politics. Hence, in this light, the use of irony, forms of allusion and insinuation are also worthy of investigation. Furthermore, the stylistic choices, which at times step totally outside the traditional literary genres of philosophy, form a crucial aspect of a thought which, while maintaining its coherence, abandons the method typical of some forms of scholastic philosophy and modern rationalism. 

The libertines used the necessity to read between the lines of dissimulated writing to seek to create a space where, despite its indirect and limited disclosure, they could freely question the dogmas of religion, materialist and atheist theses, express forms of scepticism and dispute the political power. This indirect and obscure style enabled the freedom of criticism which is first of all the freedom to lie to power, a form of insubordination that is a key element for philosophical thought to liberate the community in other ways. 

The philological and historical, but also medical, mathematical and physical erudition that typifies libertinism made the work of philosophy more collective than ever, even when it took place outside the institutions, where affirmations are tested for strength by constant comparison and exchanges of opinions. The milieux where the libertines’ works were directed were private clubs or salons in particular, ranging perhaps from the Académie des frères Dupuy to the Coterie Holbachique: these small societies often formed around an important and authoritative personality, but there were other routes to comparison and collaboration too. Constant exchanges between thinkers emerge in letters, and in their actual works, whether discreetly or through explicit references to each other, putting together an ideal libertine library. 

Although some characteristic traits can be identified, libertinism probably cannot be deemed a true philosophical current. Indeed, we should question the very terms “libertine” and “libertinism” before defining them. The terms were introduced by Pintard, but those authors given the label of “libertine” did not define themselves as such. Nevertheless, could the numerous common elements (criticism of religion, use of ancient philosophical sources, natural morality) not allow the category of “libertinism” to be attributed a certain philosophical coherence? What is more, the understanding of this category in connection with early modernity could evolve and maybe even take on a new meaning in the present day.

 

Authors can propose contributions which seek to investigate the various aspects of libertine thought. Particular attention should be paid to the stylistic elements, with reference to a time span covering the start of the seventeenth to the end of the eighteenth century. The main topics of interest are:

 

  • Definition of philosophical libertinism: history, definitions, critical interpretations.

  • Libertinism as critical philosophy: limits of expression and problems of interpretation, proposals for new readings.

  • Analysis of literary genres, stylistic aspects and writing strategies as ways of dissimulation and expression in libertine philosophical thought. 

  • Forms of collaboration and collective work between libertine philosophers: analysis of works and correspondence, indirect quotes and use of other people’s texts, libertine library. 

 

Delivery deadline: 31 March 2022

 

Potential contributors must send their articles, including abstract, keywords and complete institution details, to the following address: sperottovalentina@gmail.com â€‹

 

NOTES:  
Accepted manuscripts are published free of charge. 

Manuscripts submitted to the journal must not be sent to other publications for review.

Libertinisme : Philosophie Et ​​Écriture

Sous la direction de: Mme Nicole Gengoux, IHRIM - ENS de Lyon, 

Mme Valentina Sperotto, UniSR

 

Déjà René Pintard dans son étude fondamentale Le libertinage érudit dans la première moitié du XVIIe siècle constatait la difficulté de distinguer entre l'expression d'un fidéisme sincère et celle d'un fidéisme tactique, exprimé pour dissimuler des propos bien plus risqués. Les auteurs que Pintard nomme des « libertins érudits » du XVIIe siècle, étaient maîtres en hypocrisie par nécessité. La question se pose aussi pour la pensée du siècle suivant, le siècle de la Raison et de la diffusion des Lumières, où la liberté d'expression n’était encore qu’une exigence, et où les systèmes de censure en vigueur dans les différents États obligeaient souvent les penseurs à une publication clandestine ou sous un faux nom et avec un faux lieu de publication.

L'un des aspects qui caractérisent les œuvres des penseurs libertins est donc la tension entre le besoin d'exprimer leur pensée philosophique et celui de la dissimuler afin d'éviter les coups de la censure. Codes connus de cercles restreints, implications et doubles sens, allusions et références obliques, jusqu'à des formes d'autocensure rendent les textes des libertins particulièrement obscurs. Au XVIIe siècle le phénomène est plus marqué car l'interdit est plus sévère ; au XVIIIe siècle les liens entre la censure et l'autorité deviennent moins étroits et les artifices, comme l'impression d'ouvrages à l'étranger, sont relativement plus faciles à mettre en œuvre. Pourtant tout n'est pas autorisé en matière de religion et de politique : aussi, l'usage de l'ironie, les formes d'allusion et d'insinuation méritent-ils également d'être étudiés sous cet angle. De plus, les choix stylistiques, qui se traduisent parfois par un réel dépassement des genres littéraires traditionnels de la philosophie, constituent un aspect crucial d'une pensée qui, bien que cohérente, n’a pas le caractère systématique propre à certaines formes de philosophie scolastique et du rationalisme moderne.

Malgré la nécessité de lire entre les lignes d'une écriture dissimulatrice, c'est grâce à elle que les libertins ont cherché et créé un espace pour laisser échapper, fût-ce de manière indirecte et circonscrite, leur propre remise en cause libre des dogmes de la religion, les thèses matérialistes et athées, les formes de scepticisme, éléments de protestation contre le pouvoir politique. L'obliquité et l'obscurité du style ont permis cette liberté de critique qui est avant tout la liberté de mentir au pouvoir, une forme d'insubordination qui est un élément clé d'une pensée philosophique capable d'activer, éventuellement, d'autres formes de libération dans la société. 

L'érudition qui caractérise le libertinage, érudition philologique et historique, mais aussi médicale, mathématique, physique, fait plus que jamais de la philosophie une œuvre collective, même lorsqu'elle se déroule en dehors des institutions, lieux de confrontation et d’échanges. Le milieu particulier auquel s’adressent les “libertins” est celui des cercles intimes ou des salons, de l'Académie des frères Dupuy à la coterie holbachique : ces petites sociétés se regroupent souvent autour d'une personnalité importante et influente, mais les formes d'échange et de collaboration suivent aussi d'autres voies. L'échange constant entre penseurs est visible dans les correspondances, comme dans les œuvres elles-mêmes, de manière discrète ou par des références explicites entre eux, constituant par là une bibliothèque libertine idéale.

Toutefois, bien qu'il soit possible d'identifier certains éléments caractéristiques, il n'est probablement pas possible de faire du libertinage un courant philosophique proprement dit. Les termes « libertin » et « libertinage » doivent être mis en question. En effet, ils sont introduits par Pintard et les auteurs désignés comme “libertins” ne se déclaraient pas eux-mêmes “libertins”. Mais de nombreux éléments communs (critique de la religion, recours aux sources philosophiques antiques, morale naturelle) ne peuvent-ils donner à la catégorie de “libertinage” une cohérence philosophique ? De plus, la compréhension de cette catégorie, appliquée à la première modernité, peut évoluer : ne peut-elle prendre un sens renouvelé de nos jours ?

 

Les auteurs sont invités à proposer des contributions visant à explorer les différents aspects de la pensée libertine avec une attention particulière aux éléments stylistiques. Elles porteront sur la période qui va du début du XVIIe à la fin du XVIIIe siècle, et il est demandé une référence particulière aux macro- thèmes suivants :

 

  • Définition du libertinage philosophique : histoire, définitions, lecture critique.

  • Le libertinage comme philosophie critique : limites d'expression et problèmes d'interprétation, nouvelles propositions exégétiques.

  • Analyse des genres littéraires, des aspects stylistiques et des stratégies d'écriture comme moyens de dissimulation et d'expression de la pensée philosophique libertine.

  • Formes de collaboration et de travail collectif entre philosophes libertins : analyse d'ouvrages et de correspondances, citations indirectes et utilisation de textes d'autrui, bibliothèque libertine.

 

Date limite de livraison des articles : 31 mars 2022

 

Les contributeurs potentiels doivent soumettre leurs articles, y compris les résumés en anglais, les mots clés et les détails complets de l'adhésion à l'adresse suivante : sperottovalentina@gmail.com 

 

REMARQUES:

Il n'y a pas de frais de publication d'article pour les manuscrits acceptés.

Les manuscrits ne doivent pas être examinés par d'autres publications au moment de leur soumission à la revue.

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